Le immagini mostrano un tipico segno a V, prodotto dall'intersezione della fiamma (plume) con la parete. È uno dei segni più frequenti, e si sviluppa dopo che l'incendio è passato per la fase incipiente (la quale porta, come abbiamo visto, alla creazione del "segno a cono rovesciato", ossia un triangolo sulla parete), per quella subito successiva, cioè il "segno a colonna" (quando il pennacchio della fiamma, il plume, assume la forma di una colonna e produce sulla parete un segno con lati verticali e approssimativamente paralleli), e poi, per un breve lasso di tempo, dal cosiddetto "segno a clessidra".
La "colonna" prima e la "clessidra" subito dopo, "scompaiono" nel momento in cui il plume (il pennacchio, la fiamma) assume la forma di un cono, stavolta non "rovesciato" ma con il vertice in basso, cosa che avviene dopo che la colonna incontra, lungo il suo percorso ascensionale, la superficie del soffitto.
A questo punto il cono del plume (la fiamma), a contatto con la parete verticale, divarica i suoi lati e produce sul muro il più tipico dei segni, quello a V. Sovente questo segno indica l'area di origine dell'incendio, ma non sempre.
In fase investigativa bisogna tener conto della possibilità che l'innesco possa essere avvenuto altrove, bisogna quindi valutare attentamente tutti gli elementi a disposizione e "leggere" anche gli altri segni presenti nel sito incendiato.
Tale lettura è ovviamente più semplice se l'incendio non ha raggiunto la fase del flashover, cioè dell'incendio generalizzato. In caso contrario, avremmo la cancellatura dei segni prodotti sulle superfici murarie, sostituiti da un clean burn ("combustione pulita", ossia pareti "bianche" a causa dell'elevato cimento termico) generalizzato.
A volte il segno a V può essere generato dal fenomeno del floor jet (flusso a pavimento), il quale si sviluppa quando dinanzi alla parete che presenta il segno a V, vi è una superficie di ventilazione, ossia un'apertura (una porta ad esempio) dalla quale durante l'incendio vi è passato un flusso di aria calda dal basso verso l'alto, il che provoca appunto un tipico segno di combustione sul pavimento e un segno a V sulla parete che viene "intercettata" e investita da questo flusso.
In questi casi è importante non confondere il segno a V presente con quelli che di solito coincidono con l'area di origine dell'incendio.
Nel caso appena descritto, infatti, abbiamo visto che il segno a V è provocato dal flusso di energia termica e convettiva che impatta sulla parete, dal livello del pavimento, per l'effetto della superficie di ventilazione (l'apertura, la porta) che richiama all'interno del comparto un flusso d'aria che va ad alimentare la combustione.
Quindi la presenza del segno a V, da sola, non è mai sufficiente ad indicare la zona di origine dell'incendio. Va contestualizzata, sia attraverso la "lettura" degli altri segni eventualmente presenti, sia attraverso la rilevazione attenta della conformazione dell'ambiente, ossia della presenza eventuale di superfici di ventilazione presenti di fronte alle superfici murarie che presentano il segno a V.
Un investigatore ben formato e preparato, in possesso delle basi teoriche necessarie per svolgere questa attività, terrà sempre conto di questi aspetti e per prima cosa dovrà verificare la presenza o meno di aperture dinanzi alla parete che presenta il segno a V, e contestualmente cercherà riscontro anche della eventuale presenza di segni di combustione a pavimento generati dal flusso d'aria descritto (il floor jet).
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