venerdì 15 marzo 2024

Pulled Bulb

Pulled Bulb, così la letteratura di riferimento di settore definisce questo specifico "indicatore" d'incendio. Nella fattispecie è utile principalmente per stabilire la direzione di provenienza del calore, elemento che in alcuni casi può aiutare ad individuare il punto di origine di un incendio. La deformazione del bulbo in direzione della sorgente di calore è provocata dalla pressione del gas (solitamente 85% argon e 15% azoto) sul vetro indebolito. Una volta che il gas è fuoriuscito ed il bulbo rimane vuoto, la deformazione viene "tirata" verso l'interno, sul lato della fonte di calore.

Nonostante oggi siano diventate rare le lampadine ad incandescenza, il Pulled Bulb resta un indicatore che è utile conoscere.

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lunedì 11 marzo 2024

Analisi visiva dei fumi e delle colonne di fumo

Nel settore investigativo l'analisi delle immagini è molto utile, perché dalle stesse si possono ricavare informazioni importanti relative sia all'aspetto della "semiotica" degli incendi (l'analisi dei segni lasciati dal fuoco sulle strutture e sui materiali), che a quello relativo alla tipologia e quantità dei materiali che bruciano, rivelate anche da parametri quali colore, forma e sviluppo della colonna dei fumi.

Una nube poco "vorticosa", che sviluppa una colonna incerta che tende rapidamente ad espandersi orizzontalmente, suggerisce che a bruciare sono materiali in quantità non particolarmente importanti. Sono incendi che sviluppano temperature relativamente basse, da cui scaturisce un'energia complessiva il cui valore è modesto, da cui deriva che la colonna dei fumi tende appunto a non raggiungere altezze elevate, e a disperdersi e diluirsi rapidamente in atmosfera.

Al contrario le immagini del post mostrano una colonna di fumo nero estremamente densa, che si sviluppa rapidamente in altezza, e di solito indica che a bruciare sono grandi quantità e particolari tipologie di materiali, in grado appunto di sviluppare velocemente temperature e potenze elevate (le quali dipendono da uno specifico parametro indicato con l'acronimo HRR, Heat Release Rate, che possiamo tradurre in italiano con "Curva di rilascio termico", che indica la variazione della potenza di rilascio termico in una reazione di combustione, espressa in KW). 
La struttura e l'altezza della colonna di fumo è proporzionale quindi all'energia che si sviluppa durante la combustione, e alle temperature raggiunte. Relativamente basse nel primo caso descritto sopra (quando la colonna di fumo si disperde e si diluisce rapidamente in aria, senza raggiungere un'altezza importante), piuttosto alte nelle colonne di fumo marcatamente verticali come quella delle foto sotto.

Il colore nero intenso del fumo, come si vede ancora nella foto, è determinato dal fatto che contiene una grande quantità di prodotti della combustione parzialmente incombusti (e molto tossici), prodotti per effetto della piroscissione molecolare dei materiali che stanno bruciando.


L'energia sviluppata, molto intensa, è quindi all'origine dei moti vorticosi e del marcato sviluppo verticale della colonna, che proietta in alto con violenza i prodotti della combustione, per effetto della differenza dei valori di temperatura e pressione tra la zona dove i materiali bruciano e la colonna d'aria soprastante. 

Ma man che sale il fumo perde energia, da cui la successiva ricaduta al suolo dei prodotti della combustione anche a parecchi chilometri di distanza, per effetto del trasporto dei venti.

lunedì 4 marzo 2024

Il segno a V

Le immagini mostrano un tipico segno a V, prodotto dall'intersezione della fiamma (plume) con la parete. 

È uno dei segni più frequenti, e si sviluppa dopo che l'incendio è passato per la fase incipiente (la quale porta, come abbiamo visto, alla creazione del "segno a cono rovesciato", ossia un triangolo sulla parete), per quella subito successiva, cioè il "segno a colonna" (quando il pennacchio della fiamma, il plume, assume la forma di una colonna e produce sulla parete un segno con lati verticali e approssimativamente paralleli), e poi, per un breve lasso di tempo, dal cosiddetto "segno a clessidra". 

La "colonna" prima e la "clessidra" subito dopo, "scompaiono" nel momento in cui il plume (il pennacchio, la fiamma) assume la forma di un cono, stavolta non "rovesciato" ma con il vertice in basso, cosa che avviene dopo che la colonna incontra, lungo il suo percorso ascensionale, la superficie del soffitto. 


A questo punto il cono del plume (la fiamma), a contatto con la parete verticale, divarica i suoi lati e produce sul muro il più tipico dei segni, quello a V. 

Sovente questo segno indica l'area di origine dell'incendio, ma non sempre. 

In fase investigativa bisogna tener conto della possibilità che l'innesco possa essere avvenuto altrove, bisogna quindi valutare attentamente tutti gli elementi a disposizione e "leggere" anche gli altri segni presenti nel sito incendiato. 

Tale lettura è ovviamente più semplice se l'incendio non ha raggiunto la fase del flashover, cioè dell'incendio generalizzato. In caso contrario, avremmo la cancellatura dei segni prodotti sulle superfici murarie, sostituiti da un clean burn ("combustione pulita", ossia pareti "bianche" a causa dell'elevato cimento termico) generalizzato.

A volte il segno a V può essere generato dal fenomeno del floor jet (flusso a pavimento), il quale si sviluppa quando dinanzi alla parete che presenta il segno a V, vi è una superficie di ventilazione, ossia un'apertura (una porta ad esempio) dalla quale durante l'incendio vi è passato un flusso di aria calda dal basso verso l'alto, il che provoca appunto un tipico segno di combustione sul pavimento e un segno a V sulla parete che viene "intercettata" e investita da questo flusso. 
In questi casi è importante non confondere il segno a V presente con quelli che di solito coincidono con l'area di origine dell'incendio. 
Nel caso appena descritto, infatti, abbiamo visto che il segno a V è provocato dal flusso di energia termica e convettiva che impatta sulla parete, dal livello del pavimento, per l'effetto della superficie di ventilazione (l'apertura, la porta) che richiama all'interno del comparto un flusso d'aria che va ad alimentare la combustione. 
Quindi la presenza del segno a V, da sola, non è mai sufficiente ad indicare la zona di origine dell'incendio. Va contestualizzata, sia attraverso la "lettura" degli altri segni eventualmente presenti, sia attraverso la rilevazione attenta della conformazione dell'ambiente, ossia della presenza eventuale di superfici di ventilazione presenti di fronte alle superfici murarie che presentano il segno a V. 
Un investigatore ben formato e preparato, in possesso delle basi teoriche necessarie per svolgere questa attività, terrà sempre conto di questi aspetti e per prima cosa dovrà verificare la presenza o meno di aperture dinanzi alla parete che presenta il segno a V, e contestualmente cercherà riscontro anche della eventuale presenza di segni di combustione a pavimento generati dal flusso d'aria descritto (il floor jet).

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